Introduzione a Magit
Molti definiscono Magit la killer app di Emacs ed è difficile dar loro torto, specialmente dalla prospettiva dello sviluppatore.
Personalmente, ho sempre utilizzato la linea di comando per git perché le interfacce grafiche hanno solitamente un gravissimo problema: nel tentativo di semplificare i processi, occultano la complessità di git stesso, quindi automatizzano vari passaggi con pessimi risultati o, addirittura, impediscono certe azioni altrimenti possibili.
Questo è anche uno dei motivi per cui non mi trovo bene con gli IDE in generale, ma quando si tratta di git la cosa assume un certo peso. Magit, dicono, non cade nello stesso errore.
- La maggior parte delle azioni, in Magit, è innescata da una singola lettera:
q
, ad esempio si usa come "quit", per uscire. ?
apre un buffer con una serie di comandi utili, tutti lì a disposizione in caso sfuggisse qualcosa, soprattutto comodo all'inizio.- Se necessario (e lo è spessissimo), Magit apre una console in basso per aiutarti a perfezionare il comando.
- È il caso di
c
, che serve (intuitivamente) per fare un commit: il buffer/pop-up consiglia tutta una serie di argomenti facoltativi. - Se non servono, basta digitare
c
nuovamente per procedere con l'inserimento del messaggio di commit e da lì alla chiusura dell'operazione.
Io prediligo il paradigma modale (alla Vim, per intenderci), quindi uso Evil-Magit, che è già incluso nella distribuzione Doom Emacs. A tal proposito, ho trovato questi appunti particolarmente utili (e poco importa che siano stati concepiti per un uso su Spacemacs, vanno bene a prescindere).
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