A seguito dell'approvazione del gas in tassonomia verde (o green), ho avuto modo di discutere con un po' di persone ed alcune si sono dette sinceramente convinte della ragionevolezza di sfruttare questa fonte fossile al fine di agevolare la transizione; credo sia un problema.

L'idea di sfruttare una fonte intermedia può apparire vagamente ragionevole, mi rendo conto. Delle semplici impressioni, però, bisogna sempre dubitare ed il gas naturale rischia di parassitare la transizione ecologica, anziché agevolarla.

Un esempio paradigmatico di come il gas possa essere d'ostacolo alla transizione è offerto dal progetto di conversione della centrale a carbone di Civitavecchia, di cui ho letto per la prima volta sull'Essenziale, nel numero del 6 novembre 2021.

L'articolo a cui faccio riferimento è Chi frena la rivoluzione verde in Italia, di Stefano Liberti. Io me ne interesso, ma non sono un esperto di energia, perciò mi sarebbe piaciuto linkare direttamente il post; purtroppo, sul sito non c'è, per cui ho pensato di citare alcuni passaggi fondamentali dalla mia copia cartacea (fortunatamente ritrovata):

Con 8,1 milioni di tonnellate [di CO2] rilasciate nell'atmosfera nel 2018 [...], [la centrale a carbone di Torrevaldaliga nord, alla periferia di Civitavecchia, ha un record poco invidiabile:] è l'impianto italiano che emette più gas serra. [...]

Oggi la centrale è a un bivio: secondo le disposizioni del Piano nazionale integrato per l'energia e il clima (Pniec) dovrebbe chiudere entro il 2025, insieme agli altri sei impianti a carbone ancora attivi in Italia.

Se diversi comitati locali, insieme al comune e alla regione, spingono per un progetto basato sulle rinnovabili, dall'altra Enel preme per «la costruzione di una centrale a gas che sostituisca quella a carbone con una capacità di 800 [MW] a fronte degli attuali 1980 [MW]».

I rischi per la salute§

Considerando che la mia formazione è nell'ambito farmaceutico, non posso astenermi dall'apertura di una piccola parentesi: nel valutare il fossile, senz'altro bisogna tenere conto dell'impatto ecologico, ma non si può perdere di vista quello sanitario. Come si osserva nel grafico B (in alto a destra), la quantità di particolato d'origine industriale nell'area di Civitavecchia è molto più elevata del normale.

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Study area (A) and results of the dispersion model from PM10 (B), NOx (C) and harbour and buffer of 500 m (D).

Lo studio da cui ho preso il grafico qui sopra è stato condotto dal Dipartimento di Epidemiologia del Lazio e, in linea con altri studi precedenti, dimostra una maggiore incidenza di casi di mesotelioma e cancro ai polmoni tra i residenti. Vi lascio il link qui: https://oem.bmj.com/content/76/1/48.long

Come si evince dalle mappe, a contribuire all'inquinamento ambientale non c'è solo la centrale di Torrevaldaliga nord, ma anche la centrale di Torrevaldaliga sud (già convertita a turbogas nel 2004), la centrale di Montalto di Castro (in fase di conversione, sempre a gas), il porto, la discarica.

inquinamento vs emissioni in gas

Se già nel passaggio dal carbone al gas si emettono un decimo degli inquinanti, rispetto alle rinnovabili c'è un salto di ben tre ordini di grandezza. In una situazione tanto critica, il modello impiegato nel paper dimostra che anche piccole variazioni delle concentrazioni di inquinanti atmosferici possono fare la differenza.

Emissioni, lavoro e costi§

Tornando alle emissioni di gas serra, il distacco tra gas e rinnovabili è vertiginoso: da nessun punto di vista ha senso parlare di gas come di una fonte verde, se non nel tentativo di fare greenwashing e di appiccicare l'etichetta della "sostenibilità" a qualcosa di fossile.

cheapest sources

La scelta del gas, comunque, non ha senso nemmeno dal punto di vista economico, visto che sul nostro territorio l'energia ottenuta da rinnovabili è più economica persino di quella derivante da centrali a gas esistenti.

Qualcuno dirà: "almeno con il gas i lavoratori manterranno il posto".

Non è così. Se al momento tra operai e indotto la centrale dà lavoro ad un migliaio di persone, «il nuovo impianto a gas invece impiegherebbe appena una quarantina di addetti».

Ma quindi, davvero non abbiamo alternative?

Usiamo già poco carbone§

Come sottolineato dal ministro Cingolani, la conversione sarebbe necessaria a costituire un backup, una riserva per evitare i black out, non la fonte primaria. Già oggi, infatti, la domanda di energia ottenuta dalle centrali a carbone è scarsa.

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Fonti di produzione in Italia in percentuale

(Fonte: Our World in Data)

Secondo «i dati diffusi dalla Terna, gestore unico della rete elettrica italiana [...], il sistema può vantare 120,42 gW di potenza installata, a fronte di un picco massimo di consumo negli ultimi cinque anni di 59,8 gW (rilevato il 28 giugno 2019)»

«Nell'ultimo anno prima della pandemia, insomma, le richieste dei consumatori e delle imprese hanno impegnato al massimo il 50 per cento delle potenzialità della rete. Le sette centrali a carbone ancora in funzione hanno una capacità totale di 8 gW e spesso restano spente».

Eppure, nonostante l'opposizione circa equanime dei cittadini, del comune e persino una legge regionale che impedisce l'installazione di nuovi impianti a combustibili fossili, «L'Enel da parte sua conferma l'intenzione di andare avanti con la conversione a gas della centrale di Torrevaldaliga».

Il capacity market§

Ma perché mai un'azienda dovrebbe insistere tanto per una centrale già condannata in partenza a lunghi periodi di inattività e modeste quantità di energia vendibili? A rendere sostenibile l'investimento è la corsa ai sussidi attraverso il cosiddetto capacity market ("mercato della capacità").

«Nato nel 2019, [il capacity market] mira a remunerare attraverso specifiche aste la capacità di produrre energia in caso di necessità. In pratica si paga un'energia potenziale, che sarà prodotta solo se ce ne sarà bisogno per insufficienza delle rinnovabili.»

«Nelle ultime aste sono stati assegnati a nuovi impianti 75 mila euro all'anno per ogni [mW] di capacità su un periodo di 15 anni [...] Il che vuol dire che una centrale a turbogas come quella che l'Enel vuole costruire a Torrevaldaliga potrebbe ottenere fino a 900 milioni di euro di sussidi, che saranno pagati dai contributori in bolletta, alla voce "oneri di sistema". [...]

Secondo uno studio condotto dall'osservatorio internazionale Carbon tracker, il capacity market italiano rischia di portare alla costruzione di impianti a gas di fatto inutili per 11 miliardi di euro»

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CEP LCOE vs proposed CCGT gas plant LCOE

Investendo direttamente sulle rinnovabili, si risparmierebbero 18 tonnellate di CO2 all'anno, equivalenti al 6% delle emissioni totali. Inoltre, come anticipato sopra, converrebbe anche dal punto di vista economico e sarebbe sufficiente a garantire la stabilità dei servizi. Secondo lo stesso report, se anziché il gas incentivassimo l'installazione di accumulatori, potremmo abbattere i costi del sistema eolico/solare di un ulteriore 10%.

"Il rischio è che questo meccanismo perverso di incentivi ostacoli progetti alternativi di riconversione per siti già penalizzati dalla presenza di centrali a carbone", sottolinea Michele Governatori, responsabile energia del centro studi Ecco. «È esattamente quello che è successo a Monfalcone, in provincia di Gorizia».

Il caso Monfalcone§

Nel settembre del 2021 l'azienda A2A ha ottenuto l'autorizzazione a convertire una centrale a carbone che funzionava a capacità minima con una centrale da 850 mW alimentata a turbogas. Il comune, che aveva un progetto di riqualificazione sostenibile di tutta l'area del porto come attracco alternativo per le navi da crociera dirette alla laguna di Venezia, non è stato ascoltato.

"La realizzazione di un nuovo impianto di generazione a gas a Monfalcone è conveniente solo a causa del capacity market che, mettendo a disposizione una cifra di 900 milioni, praticamente il doppio del valore dell'investimento, consente alla A2A una vantaggiosa operazione finanziaria, pagata dalla città al prezzo sociale di una produzione di CO2 triplicata", ha sottolineato il 4 ottobre la sindaca di Monfalcone in una nota.

Alternative§

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Offshore wind turbines producing renewable energy and green energy in the Belgian North Sea

Photo by Jesse De Meulenaere on Unsplash

Per Civitavecchia, un'alternativa è potenzialmente già presente:

La regione, attraverso l'assessor[a] alla transizione ecologica Roberta Lombardi, sostiene un progetto di megaimpianto eolico off shore a 20 miglia dalla costa.

Andando oltre Civitavecchia, c'è da chiedersi se vi sia un'alternativa anche per la nazione, che è stata proiettata dall'attuale governo in un futuro da "hub [del gas] mediterraneo e quindi europeo".

I dettagli, giustamente, vanno discussi, ma spero di avere acceso almeno qualche dubbio sulla strategia attuale.


Cover image by Sergio d'Afflitto from Wikimedia Commons.