Azitromicina a profusione per un paese in confusione
L'azitromicina è un antibiotico appartenente alla classe dei macrolidi, assumibile per os, anche indicato per il trattamento delle infezioni alle vie respiratorie. L'interesse per questa sostanza, a giudicare dai risultati su Google Trends, ha subito un'impennata improvvisa a dicembre del 2021, giusto in corrispondenza del picco di casi di Covid (circa decuplicati dall'inizio alla fine del mese e tuttora in crescita).

Ma cosa ha a che fare un antibiotico (utile in caso di infezioni batteriche) con l'esplosione dei contagi di un virus? Potrebbe trattarsi di una coincidenza, di una correlazione non causale, ma purtroppo non è così. Infatti, si è diffusa l'idea che l'azitromicina sia utile per il trattamento del Covid, anche in assenza d'un sostanziale pericolo di sovrainfezione.

Non sarebbe la prima volta che un farmaco viene inopportunamente considerato efficace per il trattamento del Covid: abbiamo già osservato un copione simile con altri farmaci come Ivermectina (antiparassitario), occasione che ha dato modo di fare simpatiche battute sull'uso di "farmaci per cavalli"; eppure, stavolta le responsabilità sono più diffuse e si ride meno.
Beatrice Mautino, divulgatrice scientifica che fa largo uso di Instagram, ha stilato su Twitter un resoconto certamente parziale, aneddotico, ma illuminante di situazioni nel Paese.
Piccola analisi qualitativa di qualche centinaio di direct ricevuti tra ieri e oggi sulla vicenda azitromicina:
- persone che l’hanno presa perché prescritta dal MMG [Medico di Medicina Generale N.d.R.] alla comunicazione di positività, spesso assieme a un corticosteroide
- medici stremati da pazienti che insistono per avere l’antibiotico perché la cugina, il gruppo Telegram, il farmacista gli han detto di prenderlo
- farmacisti minacciati per avere l’antibiotico
- farmacisti che vendono l’antibiotico senza ricetta e poi rimandano ai medici
- medici che si lamentano dei farmacisti
- medici che dicono che quello è il protocollo ufficiale
- medici che si lamentano dei colleghi che son rimasti fermi a due anni fa quando l’azitromicina si era provato a darla
- pazienti che hanno scorte di antibiotici a casa per ogni evenienza
- medici che perdono pazienti perché non danno antibiotici e medici che li acquisiscono perché hanno la ricetta facile
- pazienti che avevano davvero bisogno di azitromicina e non la trovano.
Difficile non condividerne le conclusioni:
Sarebbe bello trovare il colpevole, ma a differenza degli altri farmaci bislacchi usati in questi anni, questa dell’azitromicina mi sembra sia una storia un po’ diversa che si porta dietro problemi che c’erano pure prima della pandemia. Tipo: la formazione e l’aggiornamento dei medici, la comunicazione Aifa/ministero/ISS con i medici, il ruolo delle farmacie, l’educazione sanitaria di base, l’assistenza territoriale, la scarsa fiducia nelle istituzioni da parte un po’ di tutti.
AIFA, in un comunicato del 13 gennaio, ricorda la rilevanza di queste pessime pratiche farmacologiche per il problema dell'antibiotico-resistenza:
L’uso indiscriminato dell’azitromicina o di ogni altro antibiotico, oltre a non avere alcun fondamento scientifico, espone al duplice rischio di creare condizioni di carenza di antibiotici per i soggetti che ne abbiano effettivamente bisogno per trattare infezioni batteriche e di aumentare il rischio di sviluppo e diffusione di batteri resistenti agli antibiotici. A questo proposito, AIFA chiarisce che, dalle verifiche effettuate, la carenza attuale non deriva da esportazioni o altre anomalie distributive, ma dalla prescrizione del farmaco al di fuori delle indicazioni previste.
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