Guardare al mondo, alla società, all'altro senza giudizi è forse cosa da mistici o comunque molto rara tra le persone comuni. Questo è ancora più vero in tempi straordinari in cui il valore della comunità agisce sulla superficie delle nostre vite con forza altrettanto straordinaria, incrementando così la pressione percepita dal singolo e dall'intero sistema sociale. E poiché un sistema sociale è eterogeneo e prevede zolle ideologiche con diverse caratteristiche meccaniche, si formano gruppi che tentano di direzionare sugli altri la pressione che sentono, mediante un processo che si espleta proprio tramite il giudizio, il quale finisce quindi con l'essere adoperato con cautela via via minore, fino alla rottura del dialogo. A seconda dei casi, anche la rottura può essere una risposta, ma non è certo il caso durante un'emergenza sanitaria come quella che stiamo vivendo, ché no, non è una guerra, ma un'emergenza sanitaria.

Bisogna davvero chiedersi se certe persone meritino gli strali che giungono dalla parte della società che si dichiara illuminata dalla conoscenza scientifica e piuttosto affinare questo giudizio, chiedendosi chi è responsabile di un simile caos e di tante morti che potevamo evitare ieri e potremmo evitare domani. E mi spiace dirlo, ma è pieno di persone che hanno abdicato ai propri ruoli di responsabilità in favore delle teorie più sceme ed insignificanti.