Abbiamo definito il 27 gennaio Giorno della memoria, che se ci pensate è un nome anomalo perché non descrive affatto ciò che si vorrebbe richiamare alla memoria, ma sottolinea solamente quella che è la funzione stessa di una qualunque ricorrenza: richiamare dal passato un evento in un futuro che si spera possa essere il più remoto possibile. Non si tratta quindi di un nome vero e proprio, ma di un metanome, un nome che descrive solo la funzione che è chiamato ad assolvere.

In verità il nome completo sarebbe più lungo, cioè Giornata internazionale dedicata alla memoria delle vittime dell'olocausto. La coscienza collettiva avrebbe potuto anche contrarlo in Giornata dell'olocausto o Giornata della Shoah, ossia avrebbe potuto includere nel nome un elemento esplicito e chiaramente riconducibile alle atrocità commesse dai nazifascisti. Invece non l'ha fatto. Come mai? Forse perché in effetti nessun termine riesce davvero a sintetizzare le atrocità commesse? O, magari, perché in questo modo si vuole sottolineare che questa ricorrenza specifica è particolarmente importante, quasi come fosse la ricorrenza per antonomasia? A me la ricorsività del metanome ricorda l'ossessiva dimensione dubitativa del superstite di un grave trauma.

Ricordo, ma perché? Perché è il giorno della memoria. Memoria di cosa? Memoria di quegli eventi. Memoria di quali eventi? Domanda, quest'ultima, cui seguono liste molto lunghe di orrori indicibili. Le camere a gas, gli esperimenti scientifici, le fucilazioni, la segregazione, la sicurezza del carnefice di essere dalla parte della Storia, dell'Evoluzione, della Scienza e della Razza. E per ognuno di quegli orrori segue la stessa domanda: Perché? Come è stato possibile? Cosa è più vicino alla psiche di un superstite incredulo di un simile profluvio di domande di senso? Reiterazioni dubitative che hanno posto generazioni di religiosi nella condizione di dubitare del divino e generazioni di antropocentristi secolarizzati nella condizione di dubitare dell'umano. Non c'era provvidenza che potesse spiegare il perché, né fiducia nella razionalità umana che potesse reggere ai detriti e ai documenti di un campo di concentramento. O forse le ragioni sono più banali, ma perdersi in riflessioni di carattere semantico era la via meno difficile che ho trovato per ricordare anch'io le vittime dei nazifascisti.


Penso anche che, a parte l'ascolto delle testimonianze, la cosa più efficace per ricordare sia quella di dare una lettura alle sequenze di eventi: https://it.wikipedia.org/wiki/Olocausto

Vi lascio il link a wikipedia che con tutte le sue fonti penso possa essere un punto di partenza. So pure che la giornata volge al termine, ma ci tenevo anche io a portare sulla vostra bacheca qualcosa per ricordare la Shoah