Vitamina
In fondo, se la vitamina è percepita come naturale, e "vitamina" è più da intendersi come significante che significato, ossia più come l'insieme dei grafemi che compongono la parola stessa in quell'ordine specifico che la sostanza chimica che essi stanno lì a denotare, dicevo, se "la vitamina" è così percepita è certamente a causa di un bombardamento pubblicitario pluridecennale che associa quella serie di caratteri ad immagini di frutta e gente che sorride.
Lo stesso discorso, all'incirca, vale per quelle bevande iper-zuccherine che poco hanno da invidiare alla coca-cola in quanto a contenuto calorico, ma che mai e poi mai verrebbero bandite dalle mense o dagli zainetti colorati dei più piccoli: il messaggio è da sempre che si tratta di frutta (in fondo è lì, stampata sulla confezione!), quindi qualcosa di naturale, per definizione buono. Se ora certi sciacalli inqualificabili si fiondano ad accaparrarsi il denaro della gente spaventata, vendendo vitamine come panacee, questo è possibile solo grazie ad un terreno culturale putrescente avvelenato da questa retorica chemofobica che ci portiamo appresso e che dal punto di vista dello sciacallo, anzi del saprofita umano, è propriamente fertile. Ma è forse responsabilità del saprofita se la carcassa giace lì in terra? Non è stato forse qualcun altro a spargere per le strade il budello del pensiero critico a forza di immagini associative?
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