Ogni volta che l'Italia affronta un momento di crisi, c'è chi torna a battere sull'abolizione del suffragio universale e chi, ancor più impassibilmente, si lascia andare pubblicamente a fantasie dittatoriali. Per cercare conforto, ho ripreso dalla libreria questa carta che mi sta molto a cuore e che qui vi cito:

"Il folle narcisista è il cadavero appiattito, il cadavero pasta-sfoglia, di uno sciaurato a che sia ruinata in testa la torre babelica: la torre della sua vanità. La sua psiche iperconcentrica non conosce la serenità dell'analisi, non pratica li disinteresse dell'analisi: è la psiche di un impermalito cazzioso che, tronfio, «forte del suo diritto», cammina a testa alta nel buio: e dà del naso in un plàtano. Quando lui legge l'Ariosto, la su' anima la non vede Ariosto né Orlando, né Ruggieri né Isabella né Angelica, checché, la vede Io."

Aggiungerei, avendo l'ardire in un momento siffatto d'interrompere qui il Maestro Carlo Emilio: quando lui, lo sciaurato, il bischero che appare deliberato a parole e risoluto agli atti, il mascelluto che nei momenti di grande apprensione s'antepropone "con bugiarda sineresi" (io Patria), quando lui - dicevo - ha da consigliarsi col mondo della Medicina e del Farmaco, mai avrà mente per intendere delle forme poliedriche del patogeno zoonotico, della proteina a punta, della corona apparente che si mostra per la prima volta all'elettronica lente, né MAI per la testa gli scorrerà il pensiero dell'anziana madre che soffre e tossisce ed a malapena respira. Non si faccia il lettor confondere dalla grinta priapesca e dal dittante raglio del mascelluto. Il perché lascio che 'l dica il Maestro:

"Quando lui l'è alla barra, pilota armirato de' miei stivali, lui non vede né mare né scogli, né sartiame né ciurma, e tanto meno il carico doloroso della nave: lui vede e dice Io Io Io. Lui ejacula Io."

(cit. Eros e Priapo, capitolo III)