Avvertimento per l'umanità dagli scienziati del mondo
Il 09/12/1926 nasceva Henry Way Kendall, fisico statunitense che, insieme a Richard Edward Taylor e Jerome Friedman, vinse il Nobel per «le indagini pionieristiche relative alla diffusione profondamente inelastica degli elettroni sui protoni e neutroni legati, che sono state di fondamentale importanza per lo sviluppo del modello a quark nella fisica delle particelle».
Fu anche autore e primo sottoscrittore dell'Avvertimento per l'umanità dagli scienziati del mondo, un documento che nel 1992 fu firmato dalla maggioranza dei premi Nobel per le scienze in circolazione.
Il testo spiega che è certamente utile migliorare le tecnologie e variare le risorse energetiche per scappare dalla trappola dei combustibili fossili, ma che per riuscire a salvarci come specie è soprattutto necessario ripensare completamente la società: bisogna stabilizzare la popolazione, dando alle donne pieno controllo delle sulle proprie scelte riproduttive, così come bisogna proteggere l'integrità degli ecosistemi, focalizzarsi sul riciclaggio e la conservazione dei materiali, eliminare la povertà.
Visto che nei fatti l'Avvertimento è rimasto praticamente inascoltato, nel 2017 alcuni scienziati hanno steso un secondo avvertimento aggiornato. Quest'ultimo documento, con le sue 15.364 firme, è stato l'articolo scientifico con più scienziati firmatari al mondo.
Il 2020 volge al termine e non sembra che le nazioni di tutto il mondo si siano improvvisamente rese conto dell'importanza fondamentale di questo monito: l'Artico continua ad essere depredato delle sue risorse e, nonostante la neve di questi giorni, le temperature continuano a crescere vertiginosamente a livello globale. Limitandosi al campo d'azione europeo, è possibile citare la recente occasione mancata di realizzare una politica agricola comune veramente votata alla sostenibilità per il decennio a venire. In Italia in questi giorni si è pure deciso di dare rimborsi ai cittadini per l'acquisto di carurante.
Forse trent'anni non sono stati sufficienti per comunicare ai governi l'urgenza, il pericolo? Certo che no: sono stati più che sufficienti. Evidentemente il problema non sta nel messaggio, ma nel destinatario della nostra comunicazione. Il problema non è neanche esclusivamente tecnico, ma politico e, soprattutto, pre-politico. La comunità scientifica dovrebbe, come ha già fatto in passato, farsi prima promotrice di una trasformazione culturale e tecnologica in grado di ricostruire la modernità e restituire ai popoli gli strumenti per immaginare un futuro nuovo e desiderabile.
Fonte cover: NASA Goddard Space Flight Center via Flickr
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