Coronavirus Germania, aumenta l'indice di contagio: doccia fredda sulla ripartenza (Corriere della Sera)

Non è che la Germania abbia smesso di "credere nella scienza", come vanno commentando certuni, né tanto meno l'Italia sta dimostrando di compiere "decisioni tecnico-scientifiche": Nessuna scelta fatta dall'inizio dell'epidemia ad oggi è stata "scientifica". Bisogna diffidare di chi fa continui riferimenti al "credere nella scienza" per giustificare le proprie convinzioni sulla gestione dell'emergenza, perché decidere per la collettività è politica e NON scienza. Chi dice il contrario potrà essere pure un ottimo tecnico di mestiere, ma non ha ben presenti i confini della propria tecnica.

Certamente la #politica può essere più o meno attenta al parere della comunità scientifica ed è lì che si vede la differenza tra la buona politica e la pessima politica, poiché partire da un'interpretazione corretta della realtà è il primo passo per guidare bene un paese, così come avere una strada bene illuminata è il primo passo per guidare bene. Eppure bisogna sempre tenere a mente che l'attività del guidare non si limita ad accendere i fari della macchina e che l'intera gestione di una nazione semplicemente non può limitarsi all'osservazione di un singolo fenomeno. Qualche esempio: poiché la scienza ci dice che l'alcool è un cancerogeno, dovremmo abolire qualunque forma di alcolico? Poiché la scienza ci dice che avere rapporti sessuali incrementa il rischio di contrarre determinate patologie, dovremmo smettere di averne? Poiché esporsi alla luce solare incrementa il rischio di melanomi, dovremmo smettere di goderci il sole primaverile sui prati? Nessuna di queste domande è retorica: sono tutte cose discutibili, anche se i più si farebbero una grassa risata isterica all'idea di rinunciare a prati, sesso e vino "per la salute". Non possiamo dare per scontato che queste domande in futuro suonino altrettanto retoriche, anche se ovviamente lo si spera.

La scienza ci dà delle informazioni ed un modello o più con cui leggerle, poi siamo noi (cittadini) a dover fare il bilancio di pro e contro. Ogni cosa espone a un rischio, anche chiudersi in casa: decidere quali rischi vogliamo correre è un fatto politico, non scientifico.