Sono molti quelli che in queste ore di quarantena elargiscono consigli su come affrontare l'isolamento e mi viene da pensare che il fenomeno sia eziologicamente riconducibile a nient'altro che ad una risposta della psiche all'insofferenza stessa per l'isolamento, un semplice divertimento nel senso etimologico di "dirottamento dell'attenzione".

Poiché personalmente avverto lo stesso generoso impulso di disseminare illuminate ponderazioni, ma non sento di poter aggiungere molto al dibattito con parole mie proprie, vi rimando a quelle di uno che di confinamento si intendeva e parecchio, cioè Gramsci, che a un certo punto nelle sue Lettere dal carcere sostenne d'avere acquisito «la psicologia di un perfetto galeotto»:

Lascio che i giorni passino uno dopo l'altro; non mi agito per nulla, non mi pongo dei problemi che riconosco insolubili ecc. ecc. Mi preoccupo solo, per quanto dipende dalla mia volontà, di conservare la salute fisica e di leggere qualche libro per non cadere nell'istupidimento completo.

-- Lettere, 1928