Primo modello di replicazione dei prioni ottenuto con metodi computazionali
Il prione è una proteina. Non una semplice proteina, ma una proteina che non ama farsi i cazzi suoi, generalmente. Scusate, forse sarebbe meglio se variassi registro. Forse dovrei tagliare questa parte per riscriverla meglio, ma non ho tempo, perciò pubblicherò questo post esattamente come mi viene in prima stesura. Ciao Hemingway, ti saluto calorosamente. Quindi: cos'è il #prione? In altri termini è come un eresiarca amminoacidico che se ne va in giro a contagiare i suoi compari con parole oscure, spingendoli a cambiare fede, anzi pervertendone la fede. La fede è quella organicistica, quella per cui è fondamentale mantenere una struttura che abbia un valore funzionale, una bella terziaria che lavora, lavora, lavora, per il benessere collettivo. E quando arriva il prione, la proteina si fa corrompere all'eresia, abbandona il proprio #folding terziario originale, si aggrega con gli altri eretici maledetti ed induce una bella quantità di problemi di citotossicità. Specie radicaliche dell'ossigeno? Presenti! E ci mancherebbe, qua c'è una bella #encefalopatia da generare, mica possiamo stare a grattarci le estremità amminiche!
In altri termini: il prione è una proteina misfoldata. Quando incontra un'altra proteina normale, è in grado di indurne un misfolding simile a quello prionico, trasformandola in prione a sua volta. Questa proseguirà la contro-evangelizzazione e gli ammassi proteici si accumuleranno a dare degli enormi complessi simil-amiloidei (cioè tipo quelli dell'#Alzheimer) che danno pesante tossicità. La mucca pazza? Funziona così. E l'Alzheimer? Se ne sta discutendo, ma non è escluso che pure il Parkinson sia sostenuto dall'attività dei prioni. Ma non è di patologie che voglio parlarvi con questo post, bensì dei prioni stessi. Ovviamente, capire la loro azione ci permetterà di affrontare in fasi successive le malattie stesse. Studiare i prioni potrebbe illuminare aree del sapere al momento oscure. Insomma, raga, è importante capire come diamine funzionino sti cosi, ma ci sono un botto di problemi.
Il Papa fu in grado di organizzare le crociate ed una cellula che è monarca assoluto nel proprio piccolo mondo non riesce ad organizzare una piccola spedizione proteolitica? Ebbene, è proprio così che stanno le cose, dato che nel caso dei prioni il misfolding non è casuale, ma imprime alle proteine una struttura che ne aumenta enormemente la capacità di polimerizzare tra loro e di resistere ad una lunga serie di stimoli chimici e fisici. I prioni sono più resistenti alle alte temperature delle proteine normali, non sono suscettibili all'azione di proteasi, non possono essere demolite da radicali liberi se non in concentrazioni assurdamente elevate che comporterebbero la necrosi stessa della cellula. A maggior ragione è complicatissimo cristallizzarli per poi passarli ai #RaggiX. E vogliamo parlare della risonanza magnetica nucleare (che dico per esteso perché fa più figo che dire #NMR e basta)? Niente, le analisi vengono tutte male, perché i prioni sono dei maledetti. Dove gli analisti (siano sempre lodati, per carità) hanno fallito, i computazionali sono riusciti. In poche parole hanno preso il prione e ne hanno simulato il meccanismo attraverso cui è in grado di indurre la proteina normale a divenire prionica a sua volta. Come da titolo, è stato sviluppato un convincente modello di replicazione. Ma non starei nemmeno qui a parlarne se non fosse convincente. Parliamo di dinamica molecolare con le contro-palle (marchio registrato), condotta esplicitando persino il solvente e con algoritmi che tengono conto pure della quantomeccanica, quindi approssimando veramente il meno possibile. Calcoli, calcoli, calcoli e processori che lvorano come dei forsennati per restituirci una simulazione che potrebbe permetterci di sviluppare delle strategie terapeutiche efficaci o, per lo meno, degli interferenti chimici in grado di aiutarci negli studi in vitro (e quindi aiutarci con la farmaceutica, sempre lì finiamo). Vi allego qui un video che vi mostra visivamente il fattaccio.
Fonti:
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