Chimico, filantropo e collezionista di opere d'arte, nacque a Vienna nel 1924. Eh sì, brutto periodo per nascere in Austria, soprattutto per i portatori dell'antigene ebraico. Era proprio il caso del giovane Bader, che fu concepito già in circostanze non proprio tranquille.

Capitolo 1§

Fu partorito dalla figlia ribelle di una famiglia aristocratica ungherese (avete il permesso di immaginarla un po' punk, ma evitate la cresta alla moicana) che si oppose con tutte le proprie forze al matrimonio della ragazza. Lei una contessa cattolica, lui un ebreo ceco, nonché figlio di Moritz Ritter von Bader, uno degli ingegneri civili che lavorò al canale di Suez. Quando il conte Serenyi seppe della relazione della figlia con il signor von Bader, che per quella famiglia era solo un nessuno della classe media, tentò pure di rinchiuderla in un istituto.

Siouxsie Sioux

Fallì miseramente. I due fuggirono a Londra per sposarsi, poi si stabilirono a Vienna, ma il piccolo Alfred non fece in tempo ad emettere i primi vagiti, che il padre morì. Pessimo tempismo, dato che dalla Prima guerra mondiale sino alla prima metà degli anni Venti l'Ungheria attraversò una fase di pesantissima inflazione che terminò solo nel Giugno del 1924. Va detto che la Seconda guerra mondiale avrebbe poi decretato una ulteriore crisi, nella quale di fatto tutti i cittadini ungheresi hanno perso i propri risparmi, ma questa è un'altra storia. Al tempo in cui nacque il protagonista di questo racconto e morì il di lui genitore, l'inflazione era ancora sui binari dell'alta velocità e la madre si trovò di fatto senza una lira o - meglio - senza un fiorino ungherese. Lei, un'aristocratica, non era in grado di provvedere ai due figli e se stessa in piena autonomia. Fu così che la contessa prese in custodia la primogenita, Marion, che fu cresciuta come cattolica, mentre Alfred fu affidato alla cognata (cioè la sorella del padre) e crebbe come ebreo.

cosa mai potrebbe andare storto in Austria a crescere come ebrei all'alba della Seconda guerra mondiale? Lo vedremo nel prossimo capitolo, ma nel frattempo potrete immaginare che non sarà stato tutto rose e fiori.

Capitolo 2§

Notte dei Cristalli

Ad un certo punto, ovvero giunti i suoi quattordici anni, successe che i nazisti impedirono ad Alfred Bader di continuare a frequentare la scuola. In maniera del tutto simile, ossia senza alcuna ragione apparente ed all'improvviso, giunse anche la notte tra il 9 ed il 10 dicembre del 1938, nella quale Alfred si trovò ad assistere alla devastazione di sinagoghe, case di amici e vicini in quella che passò alla storia come Kristallnacht (Notte dei Cristalli), durante la quale i nazisti scatenarono una serie di pogrom antisemiti che si pensa siano stati istigati per lo più da Goebbels, uno dei più importanti gerarchi della Germania nazista, nonché Ministro della Propaganda.

Joseph Goebbels

Si discute tuttora della possibilità che questo evento potesse o meno essere stato voluto da Hitler stesso, data la violenza fuori dagli schemi anche per la Germania nazista, a tal punto che il nome si ispira all'immagine ed al suono delle vetrate che vanno in frantumi. Ciò che è certo, è che ci furono almeno 400 morti, che i feriti furono almeno il triplo e che la devastazione fu tale che, da quella notte in avanti, persino una parte degli stessi “ariani” iniziò a boicottare per protesta certe aziende tedesche, preferendo loro – quando possibile – prodotti importati dagli inglesi. Nemmeno il Ministro dell'Economia la prese bene, tant'è che afferrò la cornetta del telefono e compose il numero di Goebbels con forte irritazione, se non proprio con rabbia:

«Ma è matto, Goebbels? Fare simili scempiaggini! Ci si dovrà vergognare di essere Tedeschi. Stiamo perdendo tutto il nostro prestigio all'estero. Io lavoro giorno e notte per preservare la ricchezza del Paese, e lei, voi non ve ne rendete conto, state per gettarla dalla finestra. Se questa storia non si ferma immediatamente, io me ne lavo le mani di tutta questa porcheria»

(La distruzione degli Ebrei d'Europa, di Raul Hilberg, pagg. 37,38)

Nelle settimane che seguirono quella sanguinosa notte, Alfred Bader ed altri diecimila bambini ebrei riuscirono a fuggire dall'Austria grazie al Kindertransport, un’azione di salvataggio organizzata dal Regno Unito. La madre adottiva, invece, fu deportata ed uccisa nei campi di concentramento. Sicuramente solo i sopravvissuti a quell'abominio potranno capire come dovesse sentirsi in quel momento il giovane Bader, privato del padre da un destino che gli era inviso, privato della madre biologica dalla guerra, della madre adottiva dalla crudeltà degli uomini ed infine esiliato di fatto dalla terra natìa.

Vienna parata nazisti 1938

Probabilmente, però, il protagonista di questa storia si sarà sentito accolto dalle braccia della Regina d’Inghilterra ed avrà cercato di sentirsi a casa anche così lontano da Vienna. Sarebbe stato sicuramente un bene se gliene avessero dato l’opportunità, ma non fu così; infatti circa un anno dopo il suo arrivo, il primo ministro Winston Churchill, temendo che potessero nascondersi collaborazionisti del nazionalsocialismo ("fifth columnist") tra i rifugiati di età compresa tra i 16 ed i 65 anni, decise di prendere il toro per le corna ed internarne una buona parte nei possedimenti britannici in Canada ed in Australia. Indovinate un po’? Alfred aveva appena spento le 16 candeline, quindi rientrava a pieno titolo nei potenziali collaborazionisti del Reich.

fort-lennox-olio-su-tela-1886

Fu perciò ricollocato a Fort Lennox, nelle lande canadesi del Quebec. Si trattava di un campo per rifugiati europei “decisamente spartano, ma che ebbe una buona influenza sull'educazione accademica e sociale" del ragazzo, come dichiarò anni dopo lui stesso.

Giunse il 1941 e la vita di Bader subì un nuovo cambiamento. “In meglio o in peggio?”, vi starete chiedendo; qualcuno magari avrà pure scritto in faccia:

“basta sventure pls”

Ebbene, siccome la storia di quest’uomo somiglia a ma non è Una serie di sfortunati eventi, vi spoilero che a questo giro, nonostante alcune difficoltà, non tutto il male verrà per nuocere. I dettagli, però, li vedremo nel capitolo successivo, il terzo.

Capitolo 3§

Montreal

Dovete sapere che, durante la sua permanenza al centro per rifugiati, il giovane Alfred Bader aveva già superato facilmente i test d’ingresso per entrare alla McGill University. Purtroppo, la sua richiesta di immatricolazione fu rifiutata perché la McGill aveva già raggiunto la propria “quota ebrei”, cioè il quantitativo massimo di ebrei ammessi all'università. Anche l’università di Toronto rifiutò la sua richiesta, poiché il dipartimento di chimica era troppo impegnato a lavorare su “progetti sensibili”, cioè correlati in un modo o nell'altro alla guerra in atto.

Fu durante un ricevimento d’accoglienza in un centro della comunità ebraica di Montreal che Alfred Bader conobbe Martin Wolff. Che uomo era, Martin Wolff? Sarò sincero, non ne ho idea. Di lui posso riferire ciò che disse lo stesso Bader dopo la sua morte, che però – diciamocelo – era di parte. Lo definiva come un uomo profondamente onesto, lavoratore eccezionale, tradizionalista, dal carattere un po’ introverso. Perché Bader fosse di parte è presto detto: a poche settimane da quell'incontro, nonostante Wolff fosse nel 1941 già genitore di cinque figlie (CINQUE) e non navigasse certo nell'oro, decise comunque di ottenere la custodia del ragazzo. Senza perdere tempo, finanziò i suoi studi e gli consentì un futuro in quel mondo accademico che, viste le circostanze del tutto particolari, aveva già deciso di tagliare fuori Alfred Bader senza pensarci troppo su. Perché tanta benevolenza? Chi può dirlo, magari rivide nel protagonista di questa storia il figlio che non aveva mai avuto, magari il se stesso del passato. Sicuramente riconobbe in lui un promettente uomo.

Giunse quindi il 1945 ed Alfred poté finalmente festeggiare il conseguimento della laurea, cioè un Bachelor’s Degree (circa corrispondente alla triennale, qui in Italia) in ingegneria chimica. L’anno dopo, Alfred Bader ricevette dalla Queen’s University anche un Bachelor in Storia. Non immagino la faccia degli amici quando seppero di dover pensare ad un altro regalo nel giro di così poco tempo. Come se tutto ciò non bastasse, Bader formulava vernici e smalti durante il periodo estivo, lavorando su ordinazione per conto di un’industria di vernici, la Murphy Paint Company, operativa a Montreal in quel periodo. L’azienda si occupò delle spese universitarie di Bader da lì in avanti, a patto che lui rimanesse a lavorare a tempo pieno al termine degli studi. Io ve lo dico: vi sbagliate di grosso se pensate che la fase degli studi fosse ormai quasi al termine, perché Bader non si sarebbe certo fermato al Master's Degree, che - per inciso - ottenne in chimica nel 1947. Lasciatosi alle spalle il lavoro della sua tesi sull’ossidazione degli acidi linoleici e sugli isomeri dell’acido tetraossistearico, su consiglio di professori e colleghi, Alfred preparò le valigie per intraprendere un percorso di dottorato lontano da Montreal, ad Harvard. Dottorato in chimica, ovviamente, mica in ingegneria navale.


Fonti§

KSH, sull'economia ungherese del dopoguerra

Queen's University

Wikipedia: Alfred Bader

c&en

Journal Sentinel