I Virus saranno la nostra prossima Penicillina
Vibrio cholerae è uno di quei batteri che conosciamo e combattiamo strenuamente da anni eppure continua a mietere vittime, soprattutto nelle comunità più povere al mondo, ove infetta milioni di persone.
I vibrioni del colera rimangono all'interno del lume intestinale aderendovi per il tramite di proteine flagellari (necessarie anche per la motilità del batterio) e secernendo una specifica tossina, codificata da un fago, CTXPhi, responsabile della comparsa di diarrea acquosa. Per il distacco dalla parete dell'intestino viene utilizzata un'emoagglutinina metalloproteasica. (Wikipedia)
La patologia è nota comunemente come Colera e comporta una severa diarrea, così grave da determinare un concreto rischio per la vita dell'individuo infetto per disidratazione e squilibrio elettrolitico.
Il colera è una malattia che si diffonde principalmente attraverso l'utilizzo di fonti d'acqua contaminate a causa di un'inadeguata igiene delle infrastrutture. L'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) stima che vi siano almeno 3 milioni di casi globalmente all'anno, il 40% dei quali dovuto alla trasmissione in famiglia. L'attuale metodo di prevenzione prevede due dosi di #vaccino orale per il colera (OCV); le campagne di vaccinazione, comunque, richiedono un'accurata pianificazione ed una notevole quantità di tempo perché siano efficaci, il che potrebbe non essere il massimo nei casi in cui si richiede immediata protezione durante un'epidemia in aree prive di adeguate infrastrutture. La protezione si inizia a manifestare solo dopo tre settimane dalla prima dose. I membri della famiglia danno spesso i primi sintomi del colera due o tre giorni dopo il paziente iniziale. Perciò c'è al momento un'esigenza non corrisposta per un intervento clinico per eradicare la diffursione di colera mediante un rapido trattamento profilattico.
La terapia prevede ovviamente ad oggi l'uso di #antibiotici, ma più passa il tempo più pare chiaro che non si tratti della soluzione ideale, a causa della spesso sottovalutata tendenza del batterio in questione a sviluppare resistenze e visti i consueti danni al microbioma intestinale umano, ovvero alla flora batterica.
Ma, se non con gli antibiotici, come possiamo contrastare i batteri? Sfruttando uno dei loro nemici più letali: il fago. Da questa idea nasce il progetto di Minmin Yen, che sta cercando di sviluppare un'alternativa migliore.
I batteriofagi (o fagi) sono #virus che colpiscono selettivamente i batteri. Il vantaggio potenziale è dato dall'immediatezza della terapia e dal fatto che possa prevenire anche la progressione della malattia. Viceversa, i vaccini esistenti impiegano settimane per dare la risposta desiderata.
Yen, che possiede un PhD in microbiologia molecolare alla Tufts University, dice che i batteriofagi sono stati piuttosto inesplorati finora a causa della prevalenza degli antibiotici nello stesso campo, ma crede che sia giunto il tempo, a causa dell'imperversare di resistenze anche al di fuori del vibrione in questione, di studiarne tutti i possibili impieghi nel campo della terapia antibatterica. Ha perciò avviato un'azienda, PhagePro, che si propone di portare questa visione sul mercato.
Prodotto di punta è attualmente il ProphaLytic-VC, una preparazione orale in cui è presente un batteriofago che ha come specifico target i ceppi epidemici di colera. È un intervento immediato che protegge i familiari del paziente, che sono ad elevatissimo rischio di infezione. Così il sito dell'azienda promuove il proprio prodotto:
Veloce ed efficace, l'utilizzo di ProphaLytic-VC preverrà la diffusione epidemica nella comunità. Poiché si ingerisce oralmente in forma liquida, ProphaLytic-VC è facile da gestire, soprattutto da dare ai bambini particolarmente sensibili all'infezione. Inoltre, coloro i quali sono esposti alle infezioni di colera possono sentirsi tranquilli mentre si prendono cura dei membri della comunità che si sono ammalati. Prophalytic-VC sarà l'arma di una strategia globale che include l'igienizzazione delle acque, delle persone ed i vaccini orali per il colera.
Fonti:
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