Un rivoltante doppiopesismo nel cuore del giornalismo scientifico
Chiunque nel settore sia in qualche modo affiliato all'industria, sia nella sostanza (cioè con collaborazioni di ricerca) sia alla lontana ed in un modo del tutto irrilevante (es. chiunque abbia detto una parola d'apprezzamento nei confronti di Monsanto in una TV regionale durante un'intervista alla sagra di paese del 1988) è considerato nel migliore dei casi inaffidabile e nel peggiore - tra quelli citabili senza includere volgarità - uno sporco bugiardo. A meno che, ovviamente, sottolinea sarcasticamente Alex Berezow in questo articolo dell'American Council on Science and Health, questa persona non lavori in ambito ambientalista e nell'industria dell'"organico"; in quest'ultimo caso deve invece trattarsi senz'alcun dubbio di un santo.
Il Dr. Berezow è un prolifico scrittore scientifico il cui lavoro è apparso in numerose testate, inclusi il Wall Street Journal, CNN, BBC News, The Economist, Forbes, Scientific American, and USA Today.
"Non si tratta affatto di un'esagerazione", scrive a seguire. "Le riviste scientifiche hanno standard chiarissimi per le dichiarazioni sul conflitto d'interesse. Se uno scienziato, per esempio, pubblica un paper su un nuovo farmaco e contemporaneamente possiede delle azioni nella compagnia che produce quel farmaco, lo scienziato deve dichiararlo nel paper. Punto." Questo non vuol dire che la ricerca sia scorretta o piena di bias, ma si tratta di una informazione comunque utile per il lettore, che è così consapevole del fatto che lo scienziato ha un interesse particolare per quel farmaco, poiché ad esso sarebbe ipoteticamente legato anche un incasso, seppure in via più o meno indiretta.
Ma questo standard non è applicato ugualmente a tutti gli scienziati. Coloro i quali sono coinvolti in questioni legate all'ambiente, per esempio, di cui molti fanno effettivamente soldi sulle consulenze (spesso per conto del governo), sono raramente costretti ad esplicitarlo. Un recente paper pubblicato su Science funge da esempio perfetto.
Il paper, intitolato Regulate to reduce chemical mixture risk, ha come co-autore Michael Faust, che effettua consulenze in materia ambientale (Faust & Backhaus Environmental Consulting), cioè fa soldi consigliando al governo quale tipo di agente chimico andrebbe regolamentato, quindi guadagna proprio sul tema su cui Science gli permette di scrivere senza esplicitare il proprio conflitto di interessi. Eppure avrebbe dovuto, ma così non è stato.
A complicare le cose, il collega del Dr. Faust, Thomas Backhaus, ha pubblicato a sua volta una serie di paper senza dichiarare il proprio conflitto di interessi, ma questo, afferma Berezow, sarà materia di un altro articolo, poiché completa il quadro ma si tratta di un'altra questione.
Per far luce sulle ragioni per cui Science permette un simile doppiopesismo, il Dr. Berezow ha scritto una lettera alla testata, qui tradotta e leggermente smussata per brevità, ma che potete leggere integralmente qui:
Caro Editore,
La tua recente pubblicazione opinionistica intitoata “Regulate to reduce chemical mixture risk” è profondamente preoccupante.
Uno degli autori, il Dr. Michael Faust, opera come consulente per la Faust & Backhaus, quindi lavora nel settore del rischio chimico e della regolamentazione del rischio. In altre parole fa soldi procurando il proprio parere ad altri in qualità di esperto.
In questo non c'è nulla di male - ed io farei lo stesso se fossi al suo posto - ma costituisce senza alcun dubbio un conflitto di interessi di natura finanziaria. Eppure non vi è traccia di dichiarazioni di conflitto d'interesse nell'articolo pubblicato, che è quindi in palese violazione della policy di Science in materia.
La ragione per cui inizialmente dichiaravo la cosa preoccupante è che questo è dato chiaramente da un doppio standard degli editori nei confronti degli scienziati che pubblicano gli articoli: sarebbe a dir poco assurdo immaginare che uno scienziato che lavora per Monsanto possa farla franca dopo aver pubblicato un articolo senza dichiarare il conflitto d'interesse, partendo peraltro dal presupposto già dubbio che gli venga permesso di pubblicare l'articolo a monte.
La sfortunata realtà èc he l'industria scientifica è considerata "corrotta", ma solo quando si tratta della farmaceutica, biotech, agroalimentare o chimica più in enerale. D'altra parte, quella l'industria delle consulenze, soprattutto quando si tratta di ambiente, non è soggetta allo stesso minuzioso sguardo indagatore da parte dei redattori, un po' come se ci fosse una sorta di aura di santità a circondare i consulenti per l'ambiente in grado per se stessa di esentarli dalle norme e gli standard applicati a tutti gli altri scienziati.
In futuro auspico che Science applichi la stessa cura nell'appurare che chiunque rispetti gli standard sul conflitto di interesse allo stesso modo.
Science si è rifiutata di pubblicare la lettera. D'altra parte, dichiara Berezow, la notifica di rifiuto di Science indicava che la sua lamentela era stata presa sul serio e quindi inoltrata ad altri editori interessati, affinché ne fossero informati.
Fonti:
Questo post ti è stato utile?
Tieni a mente che questo sito è privo di tracker, analytics e pubblicità, quindi tutela la tua privacy ma non guadagna dalle visite (inoltre, è progettato per avere un impatto ambientale minimo).
Se ti piace questo blog, sostieni le mie riserve di caffeina