L'aspirina è uno dei farmaci più usati e più famosi in assoluto. Oltre a fungere da antinfiammatorio, è in grado di ridurre il rischio di cancro al colon ed attacchi di cuore.

Ora, poiché l'Alzheimer è meno diffuso tra gli utilizzatori di aspirina che tra gli altri, c'è chi pensa che possa essere utile anche nella prevenzione di questa malattia. Nonostante i trial clinici, la correlazione rimane incerta, ma un nuovo studio condotto da Kalipada Pahan, del Rush University Medical Center, ipotizza un meccanismo che possa giustificare questa connessione. Mediante modeling in silico e test biochimici, i ricercatori hanno dimostrato che l'aspirina è capace di legare i recettori PPARα, recettori nucleari coinvolti nel metabolismo degli acidi grassi. Quando questi recettori vengono attivati, scatenano una cascata di segnalazione che porta ad un incremento delle connessioni tra i neuroni dell'ippocampo, regione chiave per la formazione della memoria.

PPARα, modelli di vie trascrizionali proposti

Nei topi geneticamente modificati per avere sintomi simili a quelli dati dalla malattia d'Alzheimer, piccole dosi di aspirina sono state in grado di incrementare, mediante questa via di segnalazione, le capacità d'apprendimento spaziale. Il fine ultimo di questi studi, spiega Pahan, è quello di dimostrare in trial clinici se sia possibile prevenire l'Alzheimer, così da sviluppare poi una terapia.


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