A chi andrà il prossimo Nobel per la Chimica
Il premio nobel per la chimica verrà annunciato fra soli 3 giorni. C'è un modo di prevedere chi lo vincerà? Forse.
Per trovare una risposta a questo quesito, bisogna capire innanzitutto COME vengono assegnati i premi. E no, non è proprio la stessa cosa che negli Oscar, in cui i candidati li conosciamo tutti e ci si butta sul preferito sperando che porti a casa la statuetta; e magari un anno o l'altro, visto che i candidati sono un numero conosciuto e limitato, ci si azzecca pure. No, con il Nobel è diverso, poiché la lista dei candidati è segreta, così come è segreta la lista di chi i candidati li propone. Non v'è un fallo che sia pubblicamente esposto, allora!, direte giustamente con tanta naturalezza ed arguzia, immaginando che non ci sia nulla da fare; non proprio...
Due cose le sappiamo: innanzitutto conosciamo nomi e volti di chi si occupa di spedire gli inviti ai già premi nobel, ai membri dell'accademia reale svedese, ai professori ed agli scienziati di tutto il globo che saranno tenuti a proporre i candidati (si tratta di più di 3000 persone ogni anno!). In poche parole sappiamo chi nomina i "nominatori" dei potenziali premi Nobel. Nel caso del premio per la chimica, questo ingrato compito spetta quest'anno a sei professori le cui identità e relative occupazioni riporto sotto, alla voce "Comitato del Nobel per la Chimica". I nomi dei membri del comitato, infatti, non sono poi così importanti al fine delle nostre previsioni. Molto più importante è la seconda cosa di cui siamo a conoscenza, ossia il CRITERIO mediante il quale il vincitore del Nobel viene (o andrebbe) decretato. Questo fu stabilito nel 1985 da Alfred Nobel in persona nelle sue ultime volontà, insieme ad una serie di disposizioni su come dovesse essere utilizzato il capitale in suo possesso a seguito della sua morte, avvenuta nel 1896. Proprio queste disposizioni, che prevedevano praticamente il quasi totale impiego dell'eredità nell'attuazione del progetto, causarono forti opposizioni da parte dei familiari suoi eredi, le quali determinarono uno slittamento della prima premiazione al 1901, anziché al primo anno dopo il suo decesso. Alfred Nobel impugnò la penna e nero su bianco scrisse a chiare lettere che desiderava i premi fossero assegnati a coloro i quali, duranti gli anni subito precedenti la premiazione, si fossero distinti nei vari campi del sapere, apportando mediante questo "i maggiori benefici al genere umano" per le loro scoperte, invenzioni, impegno letterario e pacifista.
Ed abbiamo così esaurito il non-proprio-lunghissimo elenco di informazioni in nostro possesso. Ad onor del vero non è tutto. Infatti la lista dei "nominatori" permane in uno stato di riservatezza per mezzo secolo, dopodiché viene pubblicata assieme alle nomination complessive d'ogni anno. Possiamo perciò brevemente analizzare le nomination al premio per la chimica della prima metà del Novecento; viene fuori un dato interessante, anche se non per piacevoli ragioni: tra il 1901 e il 1950 solamente sette donne furono nominate, ricevendo appena 32 nomination su 1987 totali. Di queste solo due hanno vinto il premio per la chimica, ossia Marie Curie (nel 1911) e sua figlia Irène Joliot-Curie (1935). Sempre nello stesso periodo, le nomination ricadono sui chimici principalmente di tre nazioni (in ordine decrescente): Germania, USA, Francia, i quali coprono da soli il 62% del totale. Il chimico più nominato in assoluto fu Walther Nernst, che vinse il nobel nel 1920. Il chimico più nominato, ma che mai riuscì a portare a casa il premio, fu invece Georges Urbain. Il chimico che presentò più candidature fu infine Hans von Euler-Chelpin, che vinse a sua volta nel 1929 per le sue ricerche sulla fermentazione di zuccheri ed il ruolo degli enzimi coinvolti nel processo.
Ma quindi... Chi potrà quest'anno ambire, con una certa probabilità, al premio Nobel per la chimica? Per i corridoi accademici ed i forum online, girano molte voci e argomentazioni, e queste voci portano nomi. Vediamone qualcuno.
Harry Gray, per i suoi studi in chimica inorganica§
Gray si è interessato di vari aspetti fondamentali della chimica inorganica, della biochimica e della biofisica, ed è considerato uno dei fondatori della chimica bioinorganica. I processi di trasferimento elettronico sono un tratto comune di gran parte delle sue ricerche. Più in particolare, ha studiato il trasferimento di elettroni a lungo raggio in complessi inorganici, soprattutto in metalloproteine. Utilizzando complessi di rutenio, ha dimostrato che le transizioni elettroniche avvengono con velocità significativa anche tra atomi di metallo distanti tra loro. Gli elettroni passano per effetto tunnel su una distanza di 1-2 nanometri (circa 10-20 diametri atomici) attraverso polipeptidi circostanti. Gray conduce anche ricerche sui meccanismi di reazioni inorganiche e bioinorganiche e sul ripiegamento di proteine.
(Wikipedia.it)
John B. Goodenough, per l'invenzione e lo sviluppo delle batterie Li-Ion§
(da solo o in collaborazione con Stanley Whittingham e Akira Yoshino)§
La sua ricerca è stata principalmente votata ad una approfondita comprensione del magnetismo e della capacità degli ossidi dei metalli di transizione di mutare il proprio comportamento, ossia per la loro capacità di passare dall'essere isolanti magnetici al comportarsi come metalli. Goodenough ha anche recentemente sviluppato la batteria a vetro, una batteria sperimentale con un elettrolita di vetro che è in grado di superare le sue primogenite, ovvero le batterie agli ioni di litio, in densità energetica - operando peraltro in un range di temperatura più ampio e sicuro.
Darleane C. Hoffman, per il suo contributo alla chimica nucleare§
Profonda conoscitrice della chimica degli attinidi, dei transattinidi e degli elementi superpesanti. Durante le sue ricerche ha investigato: la natura delle rapide separazioni chimiche di fugaci prodotti della fissione; della chimica dei lantanidi, degli attinidi e dei transattinidi; fissione spontanea; reazioni tra ioni pesanti; prodotti di reazioni tra nuovi isotopi neutron-arricchiti. Questi tre nomi sono già stati fatti altre volte nello scorso decennio e, nel caso non dovessero essere nominati vincitori del premio quest'anno (e non lo saranno certo tutti e tre contemporaneamente), non sarà certo una sorpresa risentirne parlare negli anni a venire. Ma i favoriti non si esauriscono qui, anzi.
Ezio Rizzardo, David Solomon e Krzysztof Matyjaszewski, per il progresso delle tecnologie per la sintesi di polimeri§
Omar M. Yaghi, per il suo contributo alla sintesi di nuove classi di materiali porosi e strutture metallorganiche§
Carolyn R. Bertozzi, per lo sviluppo della chimica bioortogonale§
“Lo sviluppo della chimica bioortogonale ha introdotto un nuovo approccio d'ampio respiro in aree di grande importanza, inclusa la drug-discovery, imaging e proteomica.”
(Marie Heffern)
In pratica si tratta di tracciare biomolecole, soprattutto proteine, mediante "molecole reporter", ovvero delle specie di etichette; queste non devono però interferire con la normale azione biologica delle macromolecole che vanno a tracciare (ovviamente). Le ricerche della Bertozzi potrebbero avere importanti implicazioni nella compresione dei processi cellulari associati allo sviluppo del cancro e di altre malattie.
Arthur L. Horwich e Franz-Ulrich Hartl, per aver studiato le chaperonine e la loro capacità di guidare il ripiegamento delle proteine§
“Per la comprensione delle malattie neurogenerative e altre malattie, capire il funzionamento del ripiegamento proteico è più importante che mai. La loro [dei succitati Prof. Hartl e Horwich] è una scoperta di fondamentale importanza che non ha ancora ricevuto i giusti riconoscimenti.”
(Lauren Wolf)
Jennifer Doudna, Emmanuelle Charpentier e Feng Zhang, per CRISPR/Cas9§
«Una ventina di mesi fa ho iniziato a soffrire d’insonnia». Jennifer Doudna, docente di biochimica dell’Università della California a Berkeley, iniziava così la lunga lettera pubblicata su «Nature» a dicembre 2015. «Sono passati quasi due anni da quando con i miei colleghi ho pubblicato un lavoro che descrive come il sistema di difesa batterico CRISPR-Cas9 possa essere usato per modificare genomi. E sono rimasta letteralmente sbalordita dalla velocità con cui i laboratori di tutto il mondo hanno adottato questa tecnica per le applicazioni più disparate».
(Beatrice Mautino, lescienze.it)
Questa selezione di probabili candidati è stata condotta ispirandosi ad una discussione tra Lauren Wolf , Omar Farha (Associate Professor Department of Chemistry Northwestern University), Carmen Drahl (Divulgatrice scientifica), Marie Heffern (Assistant Professor Department of Chemistry University of California, Davis), Matt Davenport (Associate editor C&EN) avvenuta in forma di webinar che è possibile visionare su YouTube, a questo link.
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